Cosa possiamo fare insieme?
Sezione dedicata alla divulgazione e ai pensieri verdi che nascono
durante le mie esplorazioni, ispirati da Madre Natura
12/08/2024
Ieri in montagna ho incontrato tantissimo aconito, una pianta della famiglia delle Ranuncolacee che può rivelarsi mortale per noi.
Specifico ‘per noi’ perché ho notato che l’ultima specie delle foto, che è l’aconito strozzalupo (Aconitum lycoctonum è il nome botanico, ‘lycoctonum’ significa esattamente ‘che uccide il lupo’, volgarizzato in strozzalupo che è un soprannome attribuito anche ad altre specie di aconito) ed è presente anche in collina da noi, viene mangiato dai selvatici, ogni tanto trovo i fusti mozzati.
Non mi pronuncio con esattezza sulla specie delle prime 2 foto perché non conosco approfonditamente il genere, ma quel che é importante riconoscere sono i fiori, che nella parte superiore hanno il caratteristico ‘elmetto’ evidente in foto, una sorta di cappuccio caratteristico.
É importante riconoscerlo per evitare non solo l’ingestione ma anche il contatto con questa pianta, dal momento che gli alcaloidi in essa contenuti e liberati dal danneggiamento dei suoi tessuti penetrano attraverso l’epidermide. Da evitare quindi raccolta e sfregamento di ogni sua parte.
Nel libro ‘Piante che uccidono’ di Dauncey e Larsson viene riportato questo: “(…) giardinieri e fiorai che, a mani nude, maneggiano fusti recisi o materiale frantumato di piante di aconito e speronella in grandi quantità o per lunghi periodi di tempo possano talvolta accusare lievi sintomi di formicolio o intorpidimento”.
Ulteriore motivo per evitarne la raccolta é la sua protezione a livello regionale: in Piemonte sono specie protette A. anthora, A. napellus (il più rappresentativo del genere), A. variegatum e A. lycoctonum.
Nel libro sopra citato l’aconito è inserito nel capitolo ‘Questioni di cuore’, dal momento che gli alcaloidi nei suoi tessuti portano in un primo momento ad un senso di intorpidimento, seguito da indebolimento, paralisi, difficoltà respiratorie e variazioni del ritmo cardiaco, per arrivare poi alla morte.
Rimane che l’aconito in tutte le sue declinazioni è una pianta di notevole bellezza, facile da notare per l’altezza degli individui (alti come e più di me) e per i suoi fiori dal fascino misterioso 💜
Stamattina questo viburbo palla di neve (nome botanico 𝘝𝘪𝘣𝘶𝘳𝘯𝘶𝘮 𝘰𝘱𝘶𝘭𝘶𝘴 L.) si godeva il sole al fianco di una quercia centenaria.
Da Acta Plantarum leggo che il nome del genere Viburnum deriva dal latino”viere“ = legare, unire, probabile allusione alla sua flessibilità, mentre il nome specifico opulus è il nome latino di alcune specie d’acero, per una certa somiglianza con le sue foglie .
É un arbusto che a maggio impreziosisce i margini dei boschi con le sue infiorescenze bianche, che gli valgono il nome popolare di ‘palla di neve’.
I frutti sono inodori e se ingeriti crudi causano infiammazioni gastrointestinali. Sugli utilizzi dopo cottura trovo informazioni discordanti, quindi…meglio evitare.
D’altronde non è facile incontrarlo qui a quote collinari, quindi meglio lasciargli tutte le chance di riproduzione che ha 😊 lo salutiamo con la visione di un sentiero ancora più decorato in futuro dalle sue drupe rosso acceso 😍